FINE

La parola della settimana è FINE. Una parola che a mio avviso ha solo un’eccezione negativa. Perchè? Perchè non esiste il lieto fine. Come è possibile? Provate a rifletterci.

Esiste il lieto fine? Ammesso e non concesso che esista la “fine” di sicuro non può essere affiancata al concetto di lieto. Lieto e fine sono due ossimori. Come può essere lieto qualcosa che finisce? IL concetto di lieto fine può essere valido solo per i film o i libri. Infatti è una fine per lo spettatore/lettore ma corrisponde quasi sempre con l’inizio di una nuova vita per il protagonista. Quindi è un lieto inizio. Quando qualcosa finisce lascia un vuoto e stop. La fine è dolore, vuoto e assenza. Certo, possiamo essere portati a credere che la fine di un brutto periodo sia un lieto fine ma staremmo sbagliando la prospettiva. Se un periodo termina è perchè qualcosa di nuovo è iniziato. Se si guarda a questa nuova fase come fine del momento buio significa essere ancora con la testa a quel passato, quel dolore, quell’assenza, quel vuoto. La testa dev’essere al nuovo inizio lieto, di speranza. La fine è lieta? NO. L’inizio è lieto? Perchè no? Ma intanto, ipocritamente, un po’ di vuoto continuo a portarmelo dentro.

 

“Arriverà la fine ma non sarà la fine” perchè la fine arriva solo quando lo decidi tu, perchè è finita solamente quando lo decidi tu, perchè non è finita finchè non è finita.

LA FINE – NESLI

Chiedo scusa a chi ho tradito, e affanculo ogni nemico

Che io vinca o che io perda è sempre la stessa merda

E non importa quanta gente ho visto, quanta ne ho conosciuta

Questa vita ha conquistato me e io l’ho conquistata

“Questa vita” ha detto mia madre “figlio mio va vissuta,

Questa vita non guarda in faccia e in faccia al massimo sputa”

Io mi pulisco e basta con la manica della mia giacca

E quando qualcuno ti schiaccia devi essere il primo che attacca.

Non ce l’ho mai fatta, ho sempre incassato,

E sempre incazzato, fino a perdere il fiato

Arriverà la fine, ma non sarà la fine

E come ogni volta ad aspettare e fare mille file

Con il tuo numero in mano e su di te un primo piano

Come un bel film che purtroppo non guarderà nessuno.

Io non lo so chi sono e mi spaventa scoprirlo,

Guardo il mio volto allo specchio ma non saprei disegnarlo

Come ti parlo, parlo da sempre della mia stessa vita,

Non posso rifarlo e raccontarlo è una gran fatica.

Vorrei che fosse oggi, in un attimo già domani

Per riniziare, per stravolgere tutti i miei piani,

Perché sarà migliore e io sarò migliore

Come un bel film che lascia tutti senza parole.

Non mi sembra vero e non lo è mai sembrato

Facile, dolce perché amaro come il passato

Tutto questo mi ha cambiato

E mi son fatto rubare forse gli anni migliori

Dalle mie paranoie e da mille altri errori

Sono strano lo ammetto, e conto più di un difetto

Ma qualcuno lassù mi ha guardato e mi ha detto:

“Io ti salvo stavolta, come l’ultima volta”.

Quante ne vorrei fare ma poi rimango fermo,

Guardo la vita in foto e già è arrivato un altro inverno,

Non cambio mai su questo mai, distruggo tutto sempre,

Se vi ho deluso chieder scusa non servirà a niente.

Vorrei che fosse oggi, in un attimo già domani

Per riniziare, per stravolgere tutti i miei piani,

Perché sarà migliore e io sarò migliore

Come un bel film che lascia tutti senza parole.

 

Sono tante le cose che finiscono. Tutto quello che ha un inizio ha purtroppo anche una fine e per la felicità di un uomo sarebbe perfetto se tutte le cose che iniziamo nel corso della nostra vita finissero con la fine di tutto. Purtroppo sappiamo che non è sempre così. La fine di tutto purtroppo arriva anche per mano di altri, per menti folle, evanescenti e disinibite. 

TERRORISTA CHE GUARDA – Wislawa  Szymborska

La bomba scoppierà nel bar alle tredici e venti.
Adesso sono solo le tredici e sedici.
Alcuni faranno in tempo ad entrare,
Altri a uscire.

Il terrorista ha già attraversato la strada.
Questa distanza lo tiene in salvo dal pericolo,
e la visuale è proprio come al cinema.

Una donna con la giacca gialla, ecco entra.
Un uomo con gli occhiali scuri, lui esce.
Dei ragazzi in blue jeans se ne stanno a chiacchierare.
Le tredici diciassette minuti e quattro secondi.
Il più basso ha fortuna e salta sullo scooter,
quello più alto entra dentro.

Ore tredici e diciassette e quaranta secondi.
C’è una ragazza col nastro verde tra i capelli.
Ma ecco che l’autobus ne impedisce la vista.

Ore tredici e diciotto.
Non c’è più la ragazza.
Ma se è stata così sciocca da entrare,
lo si vedrà quando li porteranno fuori.

Ore tredici e diciannove.
Beh, non esce nessuno.
Ma ecco che esce ancora un uomo grasso e calvo.
Però, così, come se stesse cercando qualcosa per le tasche e
alle tredici e venti meno dieci secondi
rientra a veder se trova quei suoi miseri guanti.

Sono già le tredici e venti.

Ma come va piano il tempo.
Ecco, forse ora.
No, non ancora.
Sì, adesso.
È la bomba che scoppia.

La fine spesso ci fa paura, cerchiamo di rinviarla e di cacciarla in tutti i modi anche quando in realtà farla giungere prima ci risparmierebbe moltissime pene. E’ il caso che descrive Fried nella poesia che segue.

SEMPRE PIU’ DIFFICILE – Erich Fried

Vederti una volta sola
e poi mai più
dev`essere più facile
che vederti ancora una volta
e poi mai più .

Vederti ancora una volta
e poi mai più
dev`essere più facile
che vederti ancora due volte
e poi mai più .

Vederti ancora due volte
e poi mai più
dev`essere più facile
che vederti ancora tre volte
e poi mai più .

Ma io sono uno stupido
e voglio vederti
ancora molte volte
prima
di non poterti vedere
mai più.

La fine di una storia, di una relazione. Il dolore che lascia dentro, la poesia di Anna Achmatova ci regala emozioni a riguardo in modo breve ma diretto.

ULTIMO BRINDISI – Anna Andreevna Achmatova

Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all’inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.

Il_Dolore