HA MAI AVUTO UN SOGNO NEL CASSETTO?
Tutti abbiamo sogni, desideri e ambizioni. Senza di questi, senza obiettivi da raggiungere la vita sarebbe vuota. L’uomo a differenza degli animali sogna e questo gli permette sempre di migliorare la sua vita. Vivere è diverso da esistere. Una sedia esiste ma è passiva, subisce le azioni in quanto oggetto. Noi siamo esseri umani e in quanto tali dobbiamo VIVERE.
LI HA MAI CONFIDATI A QUALCUNO? E QUALE REAZIONI HA OTTENUTO?
Spesso succede che sentiamo il bisogno di condividere i nostri sogni con qualcuno che abbiamo a cuore. E magari questo qualcuno ci sconsiglia, anche in buona fede, di seguirli…
E’ RIUSCITO A REALIZZARLI ?
Qualcuno ha avuto la fortuna di riuscire a realizzarli, qualcuno non ce l’ha fatta e altri ancora stanno continuando a sperare di raggiungerli prima o poi. Non è tanto importante la realizzazione di questi ma dare il massimo per raggiungerli, non mollare alle prime difficoltà. Maggiori saranno le difficoltà incontrate maggiori saranno le soddisfazioni quando arrivati al traguardo.
I sogni quindi danno un senso alla nostra vita così come l’amore. Molte persone si sono fermate in riflessioni sui sogni. Tu da quale citazione ti senti rappresentato?
«Datemi un sogno in cui vivere, perchè la realtà mi sta uccidendo.» (J.Morrison)
«Io sogno per vivere.» (S. Spielberg)
«I campioni non si costruiscono in palestra. Si costruiscono dall’interno, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione. Devono avere l’abilità e la volontà. Ma la volontà deve essere più forte dell’abilità.» (Cassius Clay)
«Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in se genialità, magia e forza. Comincia ora.» (W. Goethe)
«E’ sempre difficile venire al mondo. Gli uccelli fanno fatica ad uscire dall’uovo… bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile.» (H. Hesse)
«Un sogno scaturito da un grande desiderio: la grande voglia di volare e scoprire altri orizzonti verso i quali andare, con la voglia di nuovo. Per me questa è l’avventura.» (A. D’Arrigo)
«La vita é troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri.» (O. Wilde)
«Preferisco essere un sognatore fra i più umili, immaginando quel che avverrà, piuttosto che essere signore fra coloro che non hanno sogni e desideri.» (K. Gibran)
«Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni.» (P. Coelho)
«Diventiamo grandi grazie ai sogni.» (T. W. Wilson)
Sogno… Sognare significa anche avere delle ambizioni che purtroppo magari non si avverano per impedimenti. Questo è il caso della ragazza di Maurizio Natale scomparso per il terremoto di L’Aquila di quel tragico 2009.
Sua “la lettera dal futuro” scritta in nome e per conto del suo ragazzo da un futuro che SOGNAVANO e che mai purtroppo vivranno. Non in questa vita, non su questa terra.
LETTERA DAL FUTURO
L’Aquila, 6 aprile 2019
Sono tornato a L’Aquila, 10 anni dopo il forte sisma che ha distrutto la città. Sono andato a pregare nella Basilica di Collemaggio, come facevo ai tempi dell’università quando non tornavo a Monteodorisio per il fine settimana. Ho passeggiato per le strade del centro. Ed in fine sono tornato in via Luigi Sturzo dove abitavo quell’anno, il mio palazzo quella notte si sbriciolò riducendosi ad un cumulo di macerie. Per fortuna in molti non dormivano in casa dopo gli allarmi dati dal comune e dalla protezione civile durante la settimana precedente, e noi studenti eravamo già a casa per le vacanze di Pasqua dato che l’università era stata chiusa anticipatamente.
Anche se L’Aquila non mi piaceva molto, vedere in tv le immagini catastrofiche dei luoghi che avevo “vissuto” con i miei compagni di università e con la mia fidanzata mi fece male, avevo molti ricordi lì. A settembre mi sono trasferito dall’università dell’Aquila perché viaggiare tutti i giorni da Vasto era troppo stancante e nel 2012 mi sono laureato. Ho trovato subito lavoro, anche se all’inizio la retribuzione non era eccezionale e lavoravo per altri, ma mi sarei ritrovato in pochi anni a dirigere cantieri miei! Nonostante il lavoro, ho continuato ad impegnarmi per il mio paese: l’Odorisiana, il comitato feste e anche l’amministrazione comunale! Mia madre è fiera di me, i suoi tanti sacrifici fatti per farmi studiare sono finalmente stati ripagati!
Il 14 settembre 2014 mi sono sposato, Don Nicola ha celebrato il mio matrimonio nel Santuario della Madonna delle Grazie. Da due anni sono diventato papà e Nico è la mia gioia, la sera non vedo l’ora di tornare a casa per giocare con lui e tra qualche mese arriverà anche una bambina ma non sappiamo ancora come chiamarla. Questa è la storia che avrei voluto raccontarvi, questa è la vita che avrei desiderato per me e per la mia famiglia, questo è quello per cui ho sempre pregato… Ma purtroppo quella notte sono morto…
Ing. Maurizio Natale
SOGNO in questa settimana sanremese. Sogno è da sempre affiancato a Sanremo. Per quanto bistrattato è il palcoscenico a cui un cantante, o un uomo a cui piacerebbe fare il cantante, sogna fin da bambino.
La parola SOGNO si collega anche per due canzoni della competizione canora. Irene Fornaciari, figlia d’arte, ci racconta tramite la sua struggente canzone il SOGNO delle persone che sfidano le avversità del mare su imbarcazioni improbabili per raggiungere una vita migliore. Una presunta vita migliore rispetto quella da cui scappano. Purtroppo spesso ci lasciano la vita in quel mare. Morire per raggiungere un sogno. Capita anche questo ai giorni nostri.
BLU – Irene Fornaciari
C’è una donna in riva al mare
Dipinta di blu
Guarda un punto all’orizzonte
mentre il sole va giù
E con la mano saluta
I giorni che passano
E volano a sud…
C’è una donna in mezzo al mare
Vestita di blu
La prende in braccio un pescatore
Bello come un Gesù
E nel suo sguardo si arrende
L’amore purissimo
E senza un perché
Allora gli parla di sé…
Dimmi dove si nasconde
La promessa dignità
Questo cielo non risponde
Io anche da qua
Vedo barche sassi e stelle
Case bianche anche lassù
Reti di farfalle in mezzo al blu
C’è un bambino sulla spiaggia
Lasciato dal blu
E una donna in riva al mare
Mentre il sole va giù
Che con la mano saluta
I sogni che passano
E lascia una scia
Che non va più via nell’altamarea…
Dimmi dove si nasconde
La promessa libertà
Questi fiori fra le onde
Chiedono pietà
Non più guerre e religioni
Ma un’altra vita un sogno in più
Cielo, se mi senti almeno tu
Lascia che sia un angolo di blu
https://www.youtube.com/watch?v=7K0ioyS5PYk
Il testo di Irene Fornaciari è d’attualità. Il tema dei migranti morti in mare. Non c’è molto altro da dire su questo tema. Tutti ne hanno dibattuto, tutti sappiamo cosa sta accadendo e, spero, tutti siamo rimasti commossi e affranti nel vedere persone morire nella ricerca di una nuova vita, fortunata e migliore di quella lasciata.
Nella categoria giovani troviamo invece un interessantissimo cantautore con una bellissima canzone. Si tratta di Francesco Gabbani.
AMEN – Francesco Gabbani
Alla porta i barbari, nascondi provviste e spiccioli
sotto la coda, sotto la coda, sotto la coda.
E i trafficanti d’organi, e le razzie dei vandali
sono di moda, sono di moda, sono di moda.
Un visionario mistico all’università
mi disse l’utopia ci salverà.
Astemi in coma etilico per l’infelicità
la messa ormai é finita figli, andate in pace
cala il vento, nessun dissenso, di nuovo tutto tace.
E allora avanti popolo
che spera in un miracolo
elaboriamo il lutto con un Amen.
Dal ricco in look ascetico, al povero di spirito
dimentichiamo tutto con un Amen.
Il portamento atletico, il trattamento estetico
sono di moda, sono di moda, sempre di moda.
Ho l’abito del monaco, la barba del filosofo
muovo la coda, muovo la coda, colpo di coda.
Gesù s’é fatto agnostico, i killer si convertono
qualcuno è già in odor di santità.
La folla in coda negli store dell’inutilità
l’offerta è già finita amici andate in pace
cala il vento, nessun dissenso, di nuovo tutto tace
E allora avanti popolo
che spera in un miracolo
elaboriamo il lutto con un Amen.
Dal ricco in look ascetico, al povero di spirito
dimentichiamo tutto con un Amen.
E l’uomo si addormentò e nel sogno creò il mondo
lì viveva in armonia con gli uccelli del cielo e i pesci del mare
la terra spontanea donava i suoi frutti in abbondanza
non v’era la guerra, la morte, la malattia, la sofferenza
poi si svegliò…
E allora avanti popolo
che spera in un miracolo
elaboriamo il lutto con un Amen.
Dal ricco in look ascetico, al povero di spirito
dimentichiamo tutto con un Amen.
“E l’uomo si addormentò e sognò… poi si svegliò” la canzone tratta in chiave ironica il modo di vivere delle persone in questa epoca. Passive, dicono di sognare un mondo migliore ma poi si perdono nella caccia alla moda, in fila davanti gli store “La folla in coda negli store dell’inutilità” per il nuovo Iphone e non manifesta il suo dissenso e tutto tace “cala il vento, nessun dissenso, di nuovo tutto tace”.
Resta in attesa di un miracolo, passivo, senza fare niente. Si lamenta ma poi dimentica tutto con la velocità di un AMEN lasciando che alla fine tutto gli scivoli addosso. Un sogno non basta chiudere gli occhi e immaginarselo. Bisogna lottare anche per il suo raggiungimento. Facile sognare un mondo senza guerra, malattia e sofferenza. Più difficile è essere parte attiva per il raggiungimento di questo.
SOGNARE è anche immaginare un mondo migliore. Dove tutti i bambini possano sentirsi amati.
Questa testimonianza è di Gabriele Corsi, conduttore radiotelevisivo e membro del Trio Medusa. E’ un articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” nel febbraio del 2013 ma mi sembra doveroso riportarlo all’attenzione in quanto attuale come mai.
TEORIA E PRATICA – Gabriele Corsi
Ci sono cose in cui, in teoria sarei d’accordo. E’ giusto che un bimbo abbia una mamma e un papà? Certo. E via la filippica: necessità di una figura paterna, di quella materna, il delicato equilibrio tra due figure, la possibilità (in caso di lite tra genitori) di rivolgersi almeno a uno dei due. Ecceteraeccetera.
Poi c’è la pratica.
Harare, capitale dello Zimbabwe. Quartiere Crash.
Sono vecchie case popolari (palazzoni che somigliano incredibilmente a quelli che vedi in periferia di una metropoli russa), abbandonate e poi occupate dalle famiglie più povere.
Il concetto di “più povero” in Zimbabwe è difficile da definire.
Immaginate venti, trenta persone, dai pochi mesi di vita ai quarant’anni d’età – considerati “gli anziani”- in stanze da dieci metri quadrate. Piccole finestre, tipo quelle delle prigioni, poche coperte buttate a terra, un unico bagno (un buco nel pavimento) per ogni piano. Odore insopportabile di urina, bruciato, immondizia.
Non ci si entra al Crash. O meglio: puoi entrarci, non è detto tu ne esca.
L’unica volta che ci sono stato, mi hanno accompagnato un fotografo cubano, un prete africano e una guida locale. Mi hanno presentato come un dottore. Avevo una telecamera nascosta: non mandammo nulla in onda di quello che avevamo girato. Era davvero troppo.
Mi dissero: “Qui morire è la cosa migliore che possa capitarti”.
Al Crash c’è anche una scuola orfanotrofio.
Quando entri, come in tutte le scuole italiane, c’è un attaccapanni che è stato regalato da alcuni falegnami italiani. C’è un solo giacchino (un misero straccio) appeso. E dire che, ad Harare, può fare davvero freddo. Ti aspettano una cinquantina di facce dalla pelle nera. L’effetto (dal sole fuori al buio dentro) è una secchiata di sorrisi bianchissimi.
Sono lì. Ti guardano. Che fai? Giochi, che puoi fare.
Balli. Canti. Ascolti le loro canzoni. Arriva il momento di salutarli. Quello che ti ha tenuto la mano per tutto il tempo che sei stato lì, ti accompagna fino al cancello.
Lo saluti. Lui ti dice qualcosa.
“Non capisco la tua lingua, piccolo”.
Interviene la traduttrice: “Ti ha chiesto perché non può venire via con te”.
Qualcuno può dirmi – in maniera convinta – che quel bambino non stia meglio in qualsiasi altro posto del mondo? Adottato da una coppia di gay, di lesbiche, da un single (uomo o donna, poco importa).
Come ci si può definire “esseri umani” e accettare che questi bambini rimangano lì, soli, piuttosto che sotto un tetto, amati, cazzo, amati, che è quello che un bambino chiede.
E non sta lì a domandarsi se chi lo ama è uno, due, uomo o donna.
I bambini orfani sono orfani del mondo. Sono figli di tutti. Sono i nostri figli. Sono i figli che vorrebbero amare potenziali genitori.
Perché un conto è la teoria, un altro la pratica.
Sognare una vita migliore, un futuro migliore è un’arma per poter vivere nel presente e la testimonianza di cui sopra può esserne un esempio
Tempo addietro scrissi un testo, poi diventato canzone, dove invece SOGNARE era un’arma per superare un passato importante per il protagonista ma che non c’era più. Vi era un invito a SOGNARE quando è buio il tuo giorno, quando il sole non si vede.
SOGNA – Christian Gusmeroli
ASCOLTA LA CANZONE
So,
Passano in fretta gli anni
lasciano tracce su me
Come è più triste la vita
Senza te…
Come immagini
ricordi immobili.
Sai,
sull’orologio le ore
corron veloci per me
fermo a pensare alla vita
Con te…
Io non posso scordare
che eri qui
e la voce che è dentro di me…
Sogna
se è buio il tuo giorno
Tu
Sogna
che ritornerà
Sogna
se si eclissa il sole
Tu
Sogna
Che la riavrai
ma sei lontana da me.
Sai
ho maledetto quel giorno
che te ne andasti da me
e si è fermato il mondo
senza te…
Ma non posso scordare
che eri qui
e la voce che è dentro di me…
RIT.
E ritorni da me
SOGNARE la fine di un incubo, perchè purtroppo la vita ci riserva anche incubi.
SOGNA DONNA – Christian Gusmeroli
Vivere una vita odiata
una dignità che è andata
parole che sembrano spade
ti seguono nelle strade
un finto sorriso nella notte
e a scure ombre dare gioie.
Un rancore in fondo al cuore
non ti era concesso l’amore
una patria nota ti ha accolto
ma ne paghi un alto costo,
pioggia,grandine e neve
l’anima solo nebbia vede.
La tua vita di donna
nelle mani di chi sogna
denaro ed oro senza sforzo
e gode di un gioco sporco,
gioendo dei vizi altrui
che si sfogano in vicoli bui.
Sogna donna quella vita
che a te è stata rubata,
sogna donna l’amore di un uomo
che non ti voglia solo per gioco,
sogna donna un dolce abbraccio
per un cuore ormai di ghiaccio.
Dopo i sogni di donne sfruttate nel modo più infimo per dare sfogo alle passioni e alle perversioni di uomini malati passiamo alla più poetica e speranzosa canzone di Vecchioni.
SOGNA RAGAZZO SOGNA – Roberto Vecchioni
E ti diranno parole rosse come il sangue,
nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte
io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.
Chiudi gli occhi, ragazzo,
e credi solo a quel che vedi dentro
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento
copri l’amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello
a volte passa qualcuno,
a volte c’è qualcuno che deve vederlo.
Sogna, ragazzo sogna
quando sale il vento
nelle vie del cuore,
quando un uomo vive
per le sue parole
o non vive più;
sogna, ragazzo sogna,
non lasciarlo solo contro questo mondo
non lasciarlo andare sogna fino in fondo,
fallo pure te..
Sogna, ragazzo sogna
quando cade il vento ma non è finita
quando muore un uomo per la stessa vita
che sognavi tu
Sogna, ragazzo sogna
non cambiare un verso della tua canzone,
non lasciare un treno fermo alla stazione,
non fermarti tu…
Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre
perché hai già vinto, lo giuro,
e non ti possono fare più niente
passa ogni tanto la mano
su un viso di donna, passaci le dita
nessun regno è più grande
di questa piccola cosa che è la vita.
E la vita è così forte
che attraversa i muri per farsi vedere
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare
la vita è così grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire
Sogna, ragazzo sogna,
quando lei si volta,
quando lei non torna,
quando il solo passo
che fermava il cuore
non lo senti più
sogna, ragazzo, sogna,
passeranno i giorni,
passerrà l’amore,
passeran le notti,
finirà il dolore,
sarai sempre tu…
Sogna, ragazzo sogna,
piccolo ragazzo
nella mia memoria,
tante volte tanti
dentro questa storia:
non vi conto più;
sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio
sulla scrivania,
manca solo un verso
a quella poesia,
puoi finirla tu.
Fra gli autori in musica non poteva di certo mancare Roberto Vecchioni. Il testo su cui ho deciso di soffermarmi, tra i tanti sfornati dall’eccelso cantautore milanese, è “sogna, ragazzo sogna” perchè di questi tempi sognare sembra l’unica arma rimastaci. Sicuramente in futuro avremo modo di incontrare nuovamente Vecchioni su queste pagine con altri pezzi ma… ora sogniamo.
“ma non è vero ragazzo che la ragione sta sempre col più forte” molto spesso i tuoi sogni saranno messi a dura prova. Ti diranno di lasciare perdere, che non fa per te, che non ce la farai mai…
“Chiudi gli occhi, ragazzo,e credi solo a quel che vedi dentro” Lotta fino a quando non raggiungi i tuoi obiettivi e se non ce la farai…forse aveva ragione chi ne dubitava ma almeno ci hai provato.
“Sogna… non lasciarlo solo contro questo mondo” non lasciamo che i nostri sogni debbano combattere da soli contro un mondo sordo e cieco sempre più pronto a spegnare ogni barlume di speranza.
“non lasciare un treno fermo alla stazione, non fermarti tu…” come si dice il treno passa una sola volta nella vita. Saliamoci e guidiamolo verso le nostre mete. Non lasciamolo fermo in stazione, non facciamo in modo che diventi un oggetto da museo.
“Lasciali dire… e non ti possono fare più niente” Può capitare un fallimento, un passo falso, una caduta durante questo inseguimento dei sogni e c’è sempre qualcuno pronto a deriderti. Ma sorvola, continua rialzati e prosegui la tua corsa anche zoppicando.
“Nessun regno è più grande di questa piccola cosa che è la vita” la vita è piccola se paragonata all’eternità ma è immensa e complessa, si dirama su più binari. A volte capitiamo su un binario morto, altre volte su un binario consumato, altre volte su un binario che ci mostra spettacoli meravigliosi.
“Sogna, ragazzo, sogna, passeranno i giorni, passerrà l’amore, passeran le notti, finirà il dolore, sarai sempre tu…” I momenti difficili che incontreremo lungo la realizzazione dei nostri sogni saranno passeggeri. Dopo una notte c’è sempre un’alba.
“Sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu.” I nostri sogni, la nostra vita spesso coincide con i sogni e la vita di chi ci succederà, facciamo in modo di lasciare a chi segue una strada da seguire, una speranza per non mollare. Lasciamogli l’onore di finire la poesia.
Chiudiamo la settimana di SOGNI con due poesie meravigliose.
Sognare un amore “perfetto” con Edgar Allan Poe…
Un sogno dentro un sogno – Edgar Allan Poe
Questo mio bacio accogli sulla fronte!
E, da te ora separandomi,
lascia che io ti dica
che non sbagli se pensi
che furono un sogno i miei giorni;
e, tuttavia, se la speranza volò via
in una notte o in un giorno,
in una visione o in nient’altro,
è forse per questo meno svanita?
Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo
non è che un sogno dentro un sogno.
Sto nel fragore
di un lido tormentato dalla risacca,
stringo in una mano
granelli di sabbia dorata.
Soltanto pochi! E pur come scivolano via,
per le mie dita, e ricadono sul mare!
Ed io piango – io piango!
O Dio! Non potrò trattenerli con una stretta più salda?
O Dio! Mai potrò salvarne
almeno uno, dall’onda spietata?
Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo
non è che un sogno dentro un sogno?
…e quanto un ambizione e un sogno siano reali se solo riflettessimo a fondo con sincerità. La forza è dentro di noi.
Sogno e realtà – Kahlil Gibran
Com’è cieco colui che immagina
e progetta qualcosa
fino ai più realistici dettagli
e quando non risce a darne conto interamente
con misure superficiali e prove verbali,
crede che la sua idea
e la sua fantasia siano vanità!
Se invece riflettesse con sincerità,
si convincerebbe che la sua idea è reale
tanto quanto l’uccello in volo,
solo che non è ancora cristalizzata;
e capirà che l’idea è un segmento
di conoscenza
ancora ineslicabile in cifre e parole,
poichè troppo alta e troppo vasta
per essere imprigionata
nel momento presente;
ancora troppo profondamente immersa
nello spirituale
per piegarsi al reale.