IO

UN FOGLIO BIANCO… OVVERO QUANDO LA VITA SONO IO

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Come vedete in testa alla pagina c’è l’intestazione che dice un foglio bianco ovvero quando la vita sono io. Perché proprio un foglio bianco? Perché siamo noi che siamo chiamati a riempire questo foglio. Restando nella similitudine puzzle-vita (Il campo estivo era basato sul film The Truman Show e il tema principale era la vita e le sue sfaccettature. Per i materiali clicca qui) possiamo dire che ogni puzzle ha uno o più soggetti raffigurati no? Altrimenti nessuno troverebbe piacere a comporlo se fosse solo un agglomerato di pezzi monocromatici e informi. Ecco noi siamo quei soggetti con il compito di scrivere su quel foglio il racconto più bello che riusciamo. Ovviamente, come in tutti i racconti, non sarà tutto rose e fiori. Come vedremo più avanti e come vedremo anche nel film che guiderà le riflessioni da domani in avanti ci saranno degli ostacoli ma sono necessari a rendere più avvincente il nostro racconto. Non abbiamo limiti, limitazioni. Niente verrà scritto dagli altri sul nostro foglio, al limite gli altri possono diventare coprotagonisti. Solo l’incipit ci è dato già pronto, la nostra nascita. I nostri genitori hanno scritto l‘introduzione e ci hanno lasciato in mano la penna, per i nostalgici come me, o la tastiera per proseguire la narrazione.

Leggiamo il brano nel riquadro che è inerente appunto a quanto appena detto.

L’ECO DELLA VITA

Padre e figlio stanno passeggiando nella foresta. A un certo punto, il bambino inciampa e cade.
Il forte dolore lo fa gridare: “Ahhhhh!”.  Con sua massima sorpresa, ode una voce tornare dalla montagna: “Ahhhhh!”.  Pieno di curiosità, grida: “Chi sei?” – ma l’unica risposta che riceve è: “Chi sei?”.
Questo lo fa arrabbiare, così grida: “Sei solo un codardo!” – e la voce risponde: “Sei solo un codardo!”
Perplesso, guarda suo padre e gli chiede cosa stesse succedendo.
E il padre gli risponde: “Sta’ a vedere, figliolo!”, e poi urla: “Ti voglio bene!” – e la voce gli risponde: “Ti voglio bene!”. Poi urla “Sei fantastico!” – e la voce risponde: “Sei fantastico!” Il bambino era sorpreso, ma ancora non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Così suo padre gli spiegò: “La gente lo chiama ‘eco’, ma in verità si tratta della vita stessa. La vita ti ridà sempre ciò che tu le dai: è uno specchio delle tue proprie azioni. Vuoi amore? Dalle amore! Vuoi più gentilezza? Dalle più gentilezza. Vuoi comprensione e rispetto? Offrili tu stesso. Se desideri che la gente sia paziente e rispettosa nei tuoi confronti, sii tu per primo paziente e rispettoso. Ricorda, figlio mio: questa legge di natura si applica a ogni aspetto delle nostre vite”.

Bene, il racconto evidenzia un punto fondamentale. Tutto ciò che noi doniamo alla vita questa come uno specchio ce lo riflette donandocelo a noi stessi.
Tornando al nostro foglio bianco molto spesso cerchiamo di riempirlo non con ciò che piace a noi ma con quello che sappiamo piacere agli altri. E qui incomincia a palesarsi quella contrapposizione tra l’essere e l’apparire con il secondo che prevale sul primo e lo stravolge. Questo dualismo si presenta soprattutto alla vostra età. Spesso avete o abbiamo paura di dire qualcosa di malvisto, prendiamo in giro un nostro compagno perché lo fanno tutti e difenderlo invece ti metterebbe in cattiva luce e diventeremmo anche noi oggetti di scherno.

 

LEGGERE INSIEME LA RIFLESSIONE QUI SOTTO

RIFLETTIAMO UN PO’…

Spesso parliamo di volere essere noi stessi.

Ma quanta paura di guardarsi dentro!

Ogni volta che esiste l’opportunità di dire qualcosa di noi stessi abbiamo due possibilità: usarla o rifiutarla e indossare una maschera. Perché spesso usiamo la seconda opzione?

Per la paura di essere giudicati o non accettati.

E’ sempre la paura di non essere adeguati a frenare la spontaneità. Perché a tutti sarà capitato di aprirsi, di far trasparire un po’ del nostro vero “io”, e di essere rifiutati.

Così fin da molto presto impariamo a dosare, a frenare, a adattare il  nostro comportamento in funzione dell’altro. Se dico o faccio qualcosa, poi cosa penserà di me?

Ogni volta però che scegliamo l’altro al posto di noi stessi, perdiamo un’opportunità di essere veri. La sfida è quella di essere noi stessi, anche a costo di fare vedere le nostre
fragilità. è nell’esporre le nostre fragilità che acquistiamo forza. Più lottiamo per nasconderle, più deboli e finti diventiamo. E percorrendo questa strada non saremo mai felici.

Come fare? Osare a piccoli passi, aprirsi sapendo che lo si fa per se stessi, e lasciando da parte ciò che pensa l’altro. Se mi apro lo faccio per sentirmi vero, indipendentemente da quanto possano pensare di me.

Se inizio a sentirmi vero, posso acquistare forza, se sono forte, riuscirò a sentirmi a casa in ogni momento.

E solo cosi potrò essere felice.

Rispondere poi alle domande seguenti.

Dato che sicuramente molti di voi hanno più volte finto di essere ciò che in realtà non sono, ci piacerebbe sentire il motivo che vi muove quando fate ciò. Se invece, cosa che mi stupirebbe, siete tutti immuni a questo dualismo potreste dirci perché voi siete sempre voi stessi e se lo trovate una cosa facile e se quello che ci invita a fare l’autore della riflessione appena letta coincide con i vostri sforzi.

Ascoltiamo la canzone “Basta Poco”

Basta poco  (Vasco Rossi 2007)

Basta poco a fare impressione
basta poco basta andare in televisione
che la gente subito ti riconosce per la strada
si fa presto a montarsi la testa
e d’altronde è questa qui la realtà di questa vita
ci si guarda solo fuori ci si accontenta delle impressioni
ci si fotte allegramente come se fosse niente
darei fuoco a casa tua se passasse il mal di dente

e intanto il mondo rotola e il mare sempre luccica

basta poco a fare bella figura
basta poco basta esser buoni la domenica mattina
basta poco per esser furbi, basta poco oh!
basta pensare che son tutti deficienti
e d’altronde è questa qua la realtà di questa vita
di questa bella civiltà così nobile e così antica

e intanto il mondo rotola e il mare sempre luccica
domani è già domenica e forse forse nevica

basta poco per essere intolleranti
basta poco basta esser solo un po’ ignoranti
basta poco per non capire e scappare via
basta poco perché ti dia fastidio uno pur che sia

e intanto il mondo rotola e il mare sempre luccica
domani è già domenica e forse, forse NEVICAAAAAAA

Vasco Rossi vuole evidenziare un tema in particolare ovvero che per esserci devi esserci, costi quel che costi, e gli altri devono potersi accorgere di te altrimenti non sei nulla. Questo è il pensiero della società in cui viviamo. Si vive nella convinzione di dover sottostare a delle leggi d’immagine, di dover essere o fingere di essere qualcuno in cui altri vorrebbero immedesimarsi. Se forse cominciamo nel nostro piccolo che dobbiamo sempre seguire il nostro istinto, essere quello che sappiamo di essere forse pian piano riusciamo a cambiare anche il pensiero conformista che ci circonda. Dopotutto siete e siamo il futuro.

Frase in chiusura canzone e ci lasciamo col quesito ma questa è vita?