I RIBELLI DA BAR

Luca Liberati era finalmente in pensione. Dopo 42 anni di duro lavoro alla fonderia del paese ora poteva godersi i pomeriggi al bar a giocare a carte con i suoi coetanei. Quello che non sapeva era che bisognava essere esperti d’imprecazioni e lamentele se non voleva sentirsi esclusi. Non è più come un tempo che bastava lo “smadonnone” per un asso bruciato in malo modo o un settebello regalato agli avversari. Se ne accorse quando il primo giorno di vita da bar non riuscì a intervenire nella discussione che si era tenuta.
“Hai visto il ministro Foresta? Non si è dimessa nonostante il palese conflitto d’interessi”
“E’ una vergogna Beppe! Sono tutti ladri che anche quando scoperti con le mani nella marmellata non si scollano da quella persona”
Luca restava in silenzio ad ascoltare. Non aveva mai avuto tempo di documentarsi e informarsi, il lavoro l’aveva sempre impegnato senza lasciargli troppo tempo libero. “Sarà ancora Pertini il presidente della Repubblica?” pensò fra se mentre gli altri del bar continuavo a inveire contro il ministro di turno.
La sera decise che, ora che il tempo glielo permetteva e in virtù del fatto che la stanchezza lavorativa non l’avrebbe più portato nel mondo dei sogni appena toccato il divano, si sarebbe aggiornato sul mondo della politica. La sera guardò tutti i TG.
Il pomeriggio dopo al Bar si avvicinò al gruppo di anziani più attivi del bar. Lì sentì parlare.
“L’Italia è piena di ladri. Guarda, che macchina la Letizia. Secondo te quella lì le paga le tasse? Le evade”
Luca intervenne “Avete visto il nuove decreto del ministro Fonzie? Canone Rai nella bolletta dell’elettricità”
“Ecco. Che schifo. Sai che fatica devo fare per non pagarlo? Quante carte devo compilare. Sempre chiedere soldi, poi messa in una bolletta che paghiamo tutti”.
“Ma tanto tu devi pagarla. Hai una parabola satellitare che fa provincia” disse timidamente Luca.
“Cosa vuol dire. Io non DEVO pagare niente. Non ho mai pagato il canone in vita mia non vedo perché dovrei pagarlo ora. Poi si occupassero di quei parassiti statali che rubano stipendi e non fanno un cazzo”.
Luca non capiva molto di politica ma gli sembrava una buona riforma prima di parlare con loro. Tornò a isolarsi. La sera davanti alla TV s’impegnò di più, guardò anche i TG provinciali.
“Domani lì sorprendo io quelli del bar” disse prima di addormentarsi.
Altro pomeriggio, altro giro al bar. Andò subito dal gruppetto d’anziani e stavolta fu lui a iniziare la conversazione. Meglio partire col vantaggio e con l’effetto sorpresa aveva pensato.
“Ehi! Avete visto che ora sarà possibile licenziare gli impiegati statali in 48 ore se inadempienti?”
“Ecco vedi? E allora loro? Stanno là a scaldare le poltrone e invece licenziano degli impiegati statali magari padri di famiglia. Fanno tutti schifo”.
“Ma a me sembrava una buona cosa”.
“Dai, dai. Lascia stare non capisci niente”.
Luca ci rinunciò. Aveva capito che qualsiasi cosa, il governo era ladro. Che i politici sono ladri anche se poi chi lo dice non paga le tasse, il canone o non si fa fare fattura per pagare meno. Che i politici dovrebbero fare quello che vogliamo sia fatto solo se non lo fanno veramente, se lo fanno poi non avrebbero dovuto farlo. Che si sapeva solamente lamentarsi che il governo è ladro anziché scendere in piazza per i diritti di tutti indipendentemente da sesso, razza, religione e orientamento sessuale. Che ci si stupiva che i politici erano ladri quando in realtà rispecchiavano solamente il resto della popolazione. Ognuno ai politici che si merita.
“Luca, domani c’è il family day. Facciamo un pullman vieni?”
“No, grazie. Ho altro da fare”. Non poteva certo spiegargli che trovava stupido scendere in piazza a manifestare per negare ad altri individui un diritto sacrosanto. Luca era soddisfatto. In un paio di giorni aveva capito quello che non aveva capito nel resto della sua vita.
Abbandonò per sempre i ribelli del bar e passò i suoi pomeriggi al parco a dar da mangiare ai piccioni.

Luca Liberati era finalmente in pensione. Dopo 42 anni di duro lavoro alla fonderia del paese ora poteva godersi i pomeriggi al bar a giocare a carte con i suoi coetanei. Quello che non sapeva era che bisognava essere esperti d’imprecazioni e lamentele se non si voleva sentirsi esclusi. Non è più come un tempo che bastava lo “smadonnone” per un asso bruciato in malo modo o un settebello regalato agli avversari. Se ne accorse quando il primo giorno di vita da bar non riuscì a intervenire nella discussione che si era tenuta.
“Hai visto il ministro Foresta? Non si è dimessa nonostante il palese conflitto d’interessi”
“E’ una vergogna Beppe! Sono tutti ladri che anche quando scoperti con le mani nella marmellata non si scollano da quella persona”
Luca restava in silenzio ad ascoltare. Non aveva mai avuto tempo di documentarsi e informarsi, il lavoro l’aveva sempre impegnato senza lasciargli troppo tempo libero. “Sarà ancora Pertini il presidente della Repubblica?” pensò fra se mentre gli altri del bar continuavo a inveire contro il ministro di turno.
La sera decise, ora che il tempo glielo permetteva e in virtù del fatto che la stanchezza lavorativa non l’avrebbe più portato nel mondo dei sogni appena toccato il divano, che si sarebbe aggiornato sul mondo della politica. La sera guardò tutti i TG.
Il pomeriggio dopo si avvicinò al gruppo di anziani più attivi del bar. Lì sentì parlare.
“L’Italia è piena di ladri. Guarda, che macchina la Letizia. Secondo te quella lì le paga le tasse? Le evade”
Luca intervenne “Avete visto il nuove decreto del ministro Fonzie? Canone Rai nella bolletta dell’elettricità”
“Ecco. Che schifo. Sai che fatica devo fare per non pagarlo? Quante carte devo compilare. Sempre chiedere soldi, poi messa in una bolletta che paghiamo tutti”.
“Ma tanto tu devi pagarla. Hai una parabola satellitare che fa provincia” disse timidamente Luca.
“Cosa vuol dire. Io non DEVO pagare niente. Non ho mai pagato il canone in vita mia non vedo perché dovrei pagarlo ora. Poi si occupassero di quei parassiti statali che rubano stipendi e non fanno un cazzo”.
Luca non capiva molto di politica ma gli era sembrata una buona riforma prima di parlare con loro. Obbligava a pagare il canone anche i furbetti che l’avevano sempre evaso. Tornò a isolarsi. La sera davanti alla TV s’impegnò di più, guardò anche i TG provinciali.
“Domani lì sorprendo io quelli del bar” disse prima di addormentarsi.
Altro pomeriggio, altro giro al bar. Andò subito dal gruppetto d’anziani e stavolta fu lui a iniziare la conversazione. Meglio partire col vantaggio e con l’effetto sorpresa aveva pensato.
“Ehi! Avete visto che ora sarà possibile licenziare gli impiegati statali in 48 ore se inadempienti?”
“Ecco vedi? E allora loro? Stanno là a scaldare le poltrone e invece licenziano degli impiegati statali magari padri di famiglia. Fanno tutti schifo”.
“Ma a me sembrava una buona cosa”.
“Dai, dai. Lascia stare non capisci niente”.
Luca ci rinunciò. Aveva capito che qualsiasi cosa, il governo era ladro. Che i politici sono ladri anche se poi chi lo dice non paga le tasse, il canone o non si fa fare fattura per pagare meno. Che i politici dovrebbero fare quello che vogliamo sia fatto solo se non lo fanno veramente, se lo fanno poi non avrebbero dovuto farlo. Che si sa solamente lamentarsi che il governo è ladro anziché scendere in piazza per i diritti di tutti indipendentemente da sesso, razza, religione e orientamento sessuale. Che ci si stupiva che i politici erano ladri quando in realtà rispecchiavano solamente il resto della popolazione. Ognuno ha i politici che si merita.
“Luca, domani c’è il family day. Facciamo un pullman vieni?”
“No, grazie. Ho altro da fare”. Non poteva certo spiegargli che trovava stupido scendere in piazza a manifestare per negare ad altri individui un diritto sacrosanto. Luca era soddisfatto. In un paio di giorni aveva capito quello che non aveva capito nel resto della sua vita.
Abbandonò per sempre i ribelli del bar e passò i suoi pomeriggi al parco a dar da mangiare ai piccioni.

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