SEMPRE VIVRO’
Mai io avrei pensato che
poi mi vergognassi di me
se mi portano lontano
io come faccio a dirti che
un giorno tornerò da te.
Ormai non spero più
che mi riportino da te
son convinti loro sai
che io non conto niente
ma vedrai che li stupirò.
No, non mi scorderanno mai
no, son fumo in cielo
son convinto ormai
che io adesso in te vivrò
perché io non ci sono più.
Legge 20 luglio 2000, n. 211
“Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000
Art. 1.
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
1. In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.
AUSCHWITZ – Guccini
passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento….Ad Auschwitz c’era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d’ inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento…
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento…
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento…
Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento…
Io chiedo quando sarà che l’ uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà…
Io chiedo quando sarà che l’ uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà…
Una struggente poesia scritta da un bambino ebreo di nome Peter rinchiuso in un campo di concentramento che purtroppo non è sopravvissuto a quegli orrori.
FILO SPINATO
Su un acceso rosso tramonto,
sotto gl’ippocastani fioriti,
sul piazzale giallo di sabbia,
ieri i giorni sono tutti uguali,
belli come gli alberi fioriti.
E’ il mondo che sorride
e io vorrei volare.
Ma dove?
Un filo spinato impedisce
che qui dentro sboccino fiori.
Non posso volare. Non voglio morire.
Nessuna parola, solo un immagine per ricordare. L’uomo che non fece il saluto nazista. Un immagine forte. Tutti intorno a lui salutavano Hitler con il saluto nazista di prassi ma lui non si piegò e non seguì la massa. E’ bello utilizzare questo giorno di memoria per ricordare anche chi, nel suo piccolo, si ribellava a quella violenza e a quella follia dell’epoca.
In un mondo che fa casino, far silenzio è un atto rivoluzionario.
Se questo è un uomo è una domanda che può essere bivalente. E’ un uomo colui che è costretto a vivere in un campo di concentramento, maltratto e discriminato? Ma può essere definito uomo un essere che tratta in quel modo delle persone? Erano uomini le SS? Era un uomo Hitler? Lo era Mussolini che si alleò col folle austriaco e aiutò la “pulizia etnica” contribuendo alle esportazioni? Concludiamo la giornata della memoria come prassi con l’opera di Primo Levi.
SE QUESTO E’ UN UOMO – Primo Levi
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.