LETTERA A LUCIO

Era il primo marzo del 2012. Stavo leggendo un po’ di tweet su twitter, lo facevo sempre prima di uscire di casa per le lezioni pomeridiane all’università. Ad un tratto vidi la foto di Lucio Dalla e sopra la notizia- data nei freddi 140 caratteri da parte di una testata giornalistica- dell’improvvisa scomparsa di Lucio. “Impossibile, l’ho visto 10 giorni fa a Sanremo. Stava benissimo. Sarà la solita bufala” pensai. Purtroppo scoprii che non fu così. Con questo peso sul cuore mi recai all’università ma non ci misi mai piede. Mi fermai al parcheggio e iniziai a scrivere la lettera che segue senza badare alla forma, alla sostanza e/o a quant’altro. Non la pubblicai mai alla fine e la tenni per me. Era troppo “adolescenziale” nella forma secondo mio giudizio. Ora, a distanza di quattro anni, mi va di condividerla con voi per quanto banale può sembrare perchè aveva un requisito fondamentale. ERA VERA!

FILE - In this Friday, Sept. 5, 2008 file photo, Italian singer Lucio Dalla arrives for the screening of the movie 'Il Seme Della Discordia' at the 65th edition of the Venice Film Festival in Venice. Lucio Dalla died of a heart attack, aged 68 in Montreaux, Switzerland, Thursday, March 1, 2012. (AP Photo/Joel Ryan, file)

Parlarne bene ora appare banale, possono sembrare frasi ipocrite, di circostanza o misero qualunquismo. Invece no, non è per niente il mio caso. Queste righe sono scritte con vero lutto nel cuore e cordoglio per l’intero panorama musicale italiano già minato da scelte discografiche scellerate.

Chi legge questo post non può saperlo ma ci tengo a rendere noto che ho deciso di fare una prima stesura di questo testo a mano, per permettere che quanto sentiva il cuore potesse dare un diretto impulso alla mano e attraverso l’inchiostro dare vita e calore al foglio bianco e ai pensieri che conserva. Calore che trovo difficile trasmettere con una fredda tastiera, limite personale.

Meno di 24 ore sono trascorse dalla triste notizia che come un pugno inatteso a guardia scoperta ci ha investito e tramortito.

Chi come me ama la canzone d’autore non può non aver avvertito un vuoto incolmabile dentro di sé, sensazione che già avevo percepito in età adolescenziale alla scomparsa di Giorgio Gaber e il sommo Faber.

Sicuramente due figure che hanno lasciato, come Lucio, un segno indelebile nella musica italiana e, oserei aggiungere, anche nella poesia.

Dall’inesperienza dei miei 23 anni penso di riuscire dare un significato, sicuramente soggettivo, a quel vuoto che percepisco.

Non si tratta probabilmente di un vuoto artistico, quello penso sia abbondantemente colmato dalle oltre 600 canzoni che ci ha lasciato, ma un vuoto umano.

La persona di Lucio Dalla è probabilmente l’effige della modestia, della generosità e della genuinità caratteristiche difficili da trovare al giorno d’oggi ma presente nei veri grandi artisti, e sopra ne ho già citati altri due che rientrano a pieno titolo in questa categoria. Il successo più che meritato non l’aveva proiettato in un mondo parallelo di onnipotenza come comunemente accade a chi invece adora crogiolarsi e abbronzarsi sotto le luci della ribalta. Non ha stravolto la sua vita e ha continuato a regalarci vere e proprie poesie.

Certamente qualcosa dal punto di vista artistico poteva ancora donarci, 69 anni sono un’età prematura per la dipartita, e probabilmente qualcosa per noi era già pronto. Resterà comunque eterna la sua vita terrena, le sue canzoni continueranno ad echeggiare per radio, negli stereo, alle feste popolari, nei film… insomma ovunque.

Il suo fiuto per il talento e la sua generosità ci han permesso di conoscere ed apprezzare autori del calibro di Bersani, Ron, Carboni e ha pure aiutato ad affermarsi un altro grande compianto cantautore quale Rino Gaetano.

Ultima sua scommessa è il giovane Carone, macchiato dalla partecipazione ad “Amici”, ma promessa del cantautorato che Dalla ha voluto accompagnare sul, comunque, prestigioso palco dell’Ariston a dimostrazione dell’avversione sua nei confronti dello snobbismo intellettuale che spesso corrompe i giudizi.

Quindi il genio di Dalla risplenderà nella voce e negli occhi dei suoi “pupilli” e ogni volta che ascolteremo Bersani, Carboni e speriamo anche Carone ci sembrerà di avere un nuovo contatto diretto con lui.

Potrei mettermi a parlare delle sue canzoni ma si andrebbe a concludere il tutto in una fiera dell’ovvio. Non serve sottolineare la maestosità di “Caruso”, la poesia di “Come è profondo il mare” o la dolcezza di “Piazza Grande” e “4 marzo 1943”. Mi rivolgo ora direttamente a te Lucio. Chiunque può tranquillamente lasciarsi trasportare dalla tua voce e dalle note e chiudendo gli occhi vedere senzatetto sulle panchine nella Piazza Grande della tua Bologna oppure Caruso che dalla terrazza sul porto di Sorrento pensa alla sua bella e canta “Ti voglio bene assai”.

Avrei tanto voluto essere un cantautore, magari in una vita potrò esserlo, e la tua dipartita mi riporta alla mente una frase di Vecchioni “Sogna, ragazzo sogna quando muore un uomo per la stessa vita che sognavi tu”.

Ci sarebbe tanto da dire ed aggiungere ma tante parole le hai già dette tu, Lucio, quindi non resta che continuare ad ascoltarti. Con il cuore in una mano e la penna nell’altra ti saluto.

Ciao caro amico.