6-DOMANI 21/04/2009 – Artisti uniti per l’Abruzzo

Tra le nuvole e i sassi
passano i sogni di tutti
passa il sole ogni giorno
senza mai tardare.
Dove sarò domani? Dove sarò?
Tra le nuvole e il mare
c’è una stazione di posta
uno straccio di stella
messa lì a consolare
sul sentiero infinito del maestrale…
Ma domani, domani, domani,
lo so, lo so che si passa il confine,
e di nuovo la vita sembra fatta per te
e comincia domani, domani è già qui.
Estraggo un foglio
nella risma nascosto scrivo e non riesco forse perché il sisma m’ha scosso.
Ogni vita che salvi, ogni pietra che poggi,
fa pensare a domani ma puoi farlo solo oggi
e la vita si fa grande così…
Tra le nuvole e il mare si può fare e rifare
con un po’ di fortuna si può dimenticare…
Dove sarò domani che ne sarà
dei miei sogni infranti,
dei miei piani… tendimi le mani…
Tra le nuvole e il mare
si può andare e andare
sulla scia delle navi di là del temporale
e qualche volta si vede
domani una luce di prua
e qualcuno grida: Domani.
Come l’aquila che vola
libera tra il cielo e i sassi
siamo sempre diversi
e siamo sempre gli stessi
hai fatto il massimo
e il massimo non è bastato
e non sapevi piangere e adesso
che hai imparato non bastano le lacrime
ad impastare il calcestruzzo
eccoci qua cittadini d’Abruzzo
e aumentano d’intensità le lampadine  una frazione di secondo
prima della fine la tua mamma,
la tua patria da ricostruire…
Non siamo così soli a fare castelli in aria
non siamo così soli  sulla stessa barca…
non siamo così soli  a stare bene in Italia… a immaginare un nuovo giorno in Italia.
Non siamo così soli domani è già qui…
E di nuovo la vita sembra fatta per te
e comincia domani
tra le nuvole e il mare, si può fare e rifare
con un po’ di fortuna si può dimenticare…
domani è già qui, domani è già qui.

La canzone domani 21/04/2009 è stata scritta per i terremotati d’Abruzzo e i proventi derivanti dalla sua vendita sono stati devoluti appunto a questa popolazione.

Ma puoi farlo solo oggi”: i drammi dell’umanità (povertà, guerre, calamità naturali…) ci interpellano e ci spingono ad aiutare chi è meno fortunato di noi. Non possiamo restare indifferenti e “passare oltre”. Conosciamo tutti, atei e non, la parabola del buon Samaritano, per tutti esempio per le situazioni che chiamano in causa la nostra solidarietà. A differenza del sacerdote e del levita che, non volendo “sporcarsi le mani”, passano oltre, il Samaritano si ferma e fa un’opera di “pronto intervento”, perché ci tiene alla vita di “quel tale abbandonato sulla strada”, derubato e malmenato. Per lui “quel tale” non è più uno sconosciuto, ma ha un nome, una storia, una dignità. Il Samaritano capisce che in quel momento deve abbandonare ogni alibi e “farsi uno” con l’altro che giace moribondo sulla strada. Non c’è tempo da perdere, c’è in gioco una vita! La solidarietà è mettere da parte i propri interessi di fronte alle mani tese dell’altro.

“Dove sarò domani che ne sarà dei miei sogni infranti, dei miei piani… tendimi le mani…”: serve passare, però, dal “fare solidarietà” all’ “essere solidali”. È più facile “esibire” la beneficienza (come per alcuni show televisivi) che coinvolgersi in prima persona. Non possiamo ridurre la solidarietà a “dare cose” per sentirci in pace con la coscienza. La solidarietà è, prima di tutto, un atteggiamento, è l’essere partecipi del dolore e dei drammi dell’umanità come se fossero nostri. È un coinvolgimento totale nel dramma che l’altro sta vivendo. Guardiamo sempre il Samaritano: la sua premura verso l’altro in difficoltà è sorprendente, si coinvolge fino in fondo nel dolore del fratello, preoccupandosi che venga assistito e curato: “gli si fa vicino, gli tende le mani, gli fascia le ferite, lo carica sopra il suo asino e lo porta a una locanda, si prende cura di lui, dà due denari all’albergatore promettendogli che ciò che spenderà in più glielo rifonderà al suo ritorno”. La vera solidarietà prima che un “fare” è un “essere con” nella gratuità del dono, senza “ritorno di immagine”.

La riflessione sul testo è tratta in parte dal sito Qumran.