IL RAGAZZO CHE… IL SUO MESTIERE E’ VIVERE LA VITA

 

Quella che vi vado a raccontare è la storia vera di un ragazzo, che non sono io, e di una sua avventura che mi sovviene in questa notte che va tra il 2015/2016 (e che voi leggerete dopo perché sono uno scansafatiche) perché è a suo modo collegata con il capodanno di qualche anno fa. Iniziamo…

Era un pomeriggio di metà dicembre del 2012, non ricordo la data precisa. Il cielo era nuvoloso e minacciava di far cadere a terra il carico delle sue nubi che avevano uno sguardo truce e malefico. Perché sto romanzando la descrizione? La storia è mia, cioè di un ragazzo che conosco, e quindi posso raccontarla come voglio. Questo ragazzo che, se non l’aveste capito, non sono io doveva recarsi all’università per la lezione pomeridiana delle 14.30. Lasciò così il suo appartamento molto simile al mio, ma che non è il mio, prese la sua macchina, anche lui una C3 azzurra ma non son… ok la smetto, e si mise in moto verso la destinazione. A un certo punto una strana idea balenò nella sua mente mentre guardava i cartelli delle direzioni stradali “Fanculo l’università, ne ho pieni i coglioni. Vado a Molteno!” e cambiò così strada all’improvviso. Come mai questa improvvisa idea? E perché proprio Molteno che è un paese che non conoscono neanche gli stessi abitanti? Perché:
1- Aveva visto il cartello Lecco/Como,
2- Qualche giorno prima aveva visto l’ennesimo documentario su Battisti
3- Cosa centrano le due cose? Ve lo dico al punto 4,
4- Scherzone! Sono proprio un burlone, non trovate?
5- Nel documentario si disse che la salma di Battisti si trovava nel comune di Molteno in provincia di o Como o Lecco, confondo sempre. Tanto aveva il navigatore, è ACAB e se ne sbatte.
Era galvanizzato da questo piccolo atto ribelle e poi avrebbe avuto il suo primo incontro ravvicinato con un’artista che fin da bambino l’aveva accompagnato con le sue canzoni anche per colpa del padre che aveva le “musicassette” in auto e ogni viaggio era tutto un karaoke con Mogol/Battisti.
Ma il cielo, bastardo come pochi, decise che era giunto il momento che le nuvole dovessero svuotarsi e sapete cosa sganciarono? Neve! Iniziarono a scendere fiocchi di neve grandi e in modo intenso. Il nostro ribelle s’agitò un pochino. Strada sconosciuta, nevicata intensa e nessuno che sapesse dove cavolo si trovava. Ma le strade rimasero abbastanza pulite, un po’ meno quelle poco trafficate ma non ci furono intoppi. Dopo un’ora o poco più di strada il ragazzo raggiunge il comune di Molteno, piccolo ma in cui è difficile orientarsi. Non sembrava esistere il cimitero. Non chiese a nessuno anche perché non incontrò anima viva ma alla fine raggiunse la sua destinazione, perdendo almeno un’altra mezz’oretta. Erano le 16 passate. Entrò nel cimitero, sempre mentre la neve cadeva fitta, e iniziò a girare tra lapidi, tombe e colombari. Sembrava non esserci nessun Lucio Battisti. Girò due, tre volte tutto il cimitero e si convinse d’aver sbagliato posto. Mentre rassegnato usciva notò che dentro a una sorta di cappelletta funebre senza nome vi erano a terra diversi fogli e dediche, era quella la tomba del grande Lucio e quelli a terra erano i messaggi dei fan. Una tomba trasandata, non curata e sporca. Difficile pensare che una persona della grandezza artistica di Battisti possa giacere in un misero tugurio, anzi, nessuno dovrebbe vedere la sua memoria offesa in quel modo. Ma questa è un’altra storia. Il nostro protagonista era davanti all’eterna dimora di una persona che aveva sempre ammirato e che l’aveva sempre accompagnato anche se solo a distanza. Allora lo fissó e iniziò un monologo dentro di se rivolto all’autore di cui ricordo ancora le parole più o meno. Come posso saperlo se non ero io il ragazzo? Dovete proprio sapere tutto? No. Quindi, il ragazzo, disse tra sé e sé “Ciao Lucio, sono venuto a trovarti. Contento? Non credo, che t’importi a te se un pirla qualsiasi come me viene a farti visita. Però volevo dirti che a me quando tu moristi dispiacque molto. Ero un pargolo di 9 anni e per me fu il primo incontro con la nera falciatrice. Una persona che, seppur solo artisticamente, conoscevo passava a miglior vita. Fu davvero una brutta sensazione. Adoro ogni tua canzone. Ma forse anche questo non t’importa. Non dovrei essere qui, dovrei essere all’università ma io non so più cosa fare nella mia vita e…” mentre diceva quelle parole il suo sguardo cadde su un foglio, scritto probabilmente da un fan, che recitava “il mio mestiere è vivere la vita” frase di una celebre canzone di Battisti. Possibile che proprio mentre parlava della sua vita s’accorse di quella frase? Era forse un segnale di Lucio? Voleva dirgli qualcosa? Continuare ad accompagnarlo nella sua vita anche dall’aldilà? E cosa voleva dire? Oppure era solo una coincidenza per quanto strana? Qualsiasi fosse la risposta il ragazzo rimase molto colpito da quella frase che aveva cantato mille volte ma mai gli aveva prestato attenzione. Tornò all’auto interrompendo il suo monologo che forse era stato un dialogo, mise in moto e partì. Mentre guidava, non si dovrebbe fare ma sorvoliamo, tolse dall’autoradio il CD2 di Backup di Jovanotti, il ragazzo ha una buona memoria, e mise il CD, masterizzato, con la discografia di Battisti completa e ascoltò per tutto il viaggio di ritorno “Una donna per amico” canzone da cui è tratta la citazione di cui sopra. Se consideriamo che Molteno – Sedrina è un viaggio da un’ora o più, anche per il traffico formatosi causa neve, fu davvero un lavaggio del cervello. Cosa c’entra questa storia con il capodanno? Ora ci arriviamo. Quel ragazzo decise veramente che il nuovo anno avrebbe fatto del vivere la vita il suo mestiere e questo se lo era fissato per il 2013, il nuovo anno alle porte. E infatti nel 2013:
1- Mollò l’università e inizio a cercare un’occupazione che avesse comunque a che fare con i suoi studi fin lì fatti.
2- Tolse ogni freno inibitore, si distese. Se doveva dire qualcosa la diceva, se voleva fare qualcosa l’avrebbe fatta sbattendosene del giudizio altrui.
3- Scrisse il suo primo romanzo. Non fu certo un capolavoro ma il solo essere riuscito a concluderlo lo rendeva orgoglioso e felice.
4- Ruppe con il gruppo di persone che frequentava che da tempo erano diventate per lui un peso, magari non per colpa loro ma perchè in contrasto questa voglia di “vivere la vita”
5- Demolì i muri che aveva creato, la smise di respingere con tutte se stesso tutti  i sentimenti e si lasciò volere bene e ne volle successivamente a sua volta a una persona che divenne la sua migliore amica a cui daremo un nome fittizio ovvero mmm… Carmen. E molti punti precedenti furono anche grazie a quest’amicizia che riuscì a raggiungerli. Sicuramente il 2 e il 4 ma anche nel 3 mise del suo leggendo e apprezzando l’operato. Strana coincidenza il fatto che la canzone da cui è nato tutto fu “Una donna per amico“.

Quel 2013 per quel ragazzo fu l’anno migliore. L’anno che rimpianse negli anni successivi. L’anno che gli manca. Ora, nel 2016,  quel ragazzo un lavoro non l’ha ancora trovato, l’amicizia l’ha forse persa anche un po’ per colpa sua e ancora cita la canzone di Battisti ma nella strofa de “Ma che disastro, io mi maledico ho scelto te – una donna – per amico“. Romanzi ne ha due lasciati a metà perché non trova più stimoli per scrivere e molte altre idee per altre eventuali future opere che allo stato attuale non vedranno mai la luce del sole. Ora nel 2016 vorrebbe riuscire a trovare la forza per fare ancora della vita il suo mestiere ma la tomba di Battisti, per un nuovo dialogo, non è più a Molteno e troppe cose sono cambiate. E così è arrivato un altro capodanno, un’altra mezzanotte del nuovo anno dove scorre spumante, champagne per i più ricchi, birra per i poveretti, mix di tutto per chi ama perdere i sensi e lacrime di gioia e tristezza. Sicuramente tutti hanno versato almeno uno o più di questi liquidi , sicuramente anche quel ragazzo. E per chi legge sappiate che dovrete trovarvi a dire “Il mio mestiere è vivere la vita che sia di tutti i giorni o sconosciuta” alla fine di questo 2016 se vorrete essere appagati e felici!

Il ragazzo non ero io ma guarda caso mi ritrovo una foto nello stesso cimitero, di quella tomba e di quella giornata nevosa. Strano, no? AUGURI DI UN BUON 2016!

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