Questa è la storia di un’altra vita sprecataDi un figlio triste appena scappato di casa Lui è cresciuto in fretta dopo un’infanzia bruciata Con sua madre che urlava, il padre che lo picchiava Per loro non ha senso credere nei sogni Ma lui sa che il suo tempo vale molto più dei soldi E vive sotto effetto per scappare dai ricordi Di un angelo sui tacchi col diavolo negli occhiL’amore spacca il cuore a metàTi lascia in coma dentro il solito bar Nessuno resta per sempre tranne i tattoo sulla pelle Prendo qualcosa se qualcosa non va
E vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro ‘sto casinoAffogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo E prendo a pugni lo specchio io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivoQuesta è la storia di un mare di delusioniE affoghi fino a quando non provi emozioni Lui ha imparato come si sopravvive là fuori Molto più dagli errori che dai suoi professoriL’amore spacca il cuore a metàTi lascia in coma dentro il solito bar Nessuno resta per sempre tranne i tattoo sulla pelle Prendo qualcosa se qualcosa non vaE vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro ‘sto casinoAffogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo E prendo a pugni lo specchio io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivoE sono solo uno dei tantiCol sorriso triste e con gli occhi stanchi Che non riesce più a fidarsi degli altri Con una mano mi abbracci e con l’altra mi ammazzi E sono stato sempre quello solo Perché non sono mai stato come loro Che hanno lo sguardo pieno d’odio e il cuore vuoto Il nostro amore maledetto mi mancherà in eternoE vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro ‘sto casinoAffogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo E prendo a pugni lo specchio io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivo
I La Sad si presentano al grande pubblico con un pezzo impegnato senza abbandonare il loro stile e la loro musica. Il telespettatore medio di Sanremo si sarà spaventato alla vista di questi tre ragazzotti vestiti in modo improbabile su un palco che fino a poco tempo fa era solo per abiti eleganti.
Probabilmente qualcuno si è pure lasciato traviare dai pregiudizi e non ha prestato attenzione alla potenza di un testo che invece andrebbe attentamente ascoltato e analizzato. E’ un problema di questi tempi quello di fermarsi alle sole apparenze ed è anche per questo se le nuove generazioni si trovano sempre a dover affrontare muri, barriere e ostacoli posti dalle generazioni precedenti. Quindi niente meglio di questa canzone per riportare in vita “Generazione di sconvolti” che si apre proprio ai più giovani per farli sentire compresi.
La canzone è un capitolo della “pubblicità” e del sostegno che i tre ragazzi Punk stanno portando avanti verso il “Telefono Amico”. Quest’ultimo è un importante sostengo per i ragazzi che si sentono incompresi, soli e hanno bisogno di essere ascoltati. Mai come in questi tempi le incomprensioni tra generazioni sono più ampie e la società e la politica entrano a gamba tesa in questa spaccatura per far ricadere quante più colpe su loro. Per far cadere un mito che i più ottusi portano avanti, non sono i giovani d’oggi che non hanno voglia di lavorare ma sono le condizioni che vengono proposte che sono ridicole e giustamente rispedite al mittente. “Hai miei tempi lavoravo per due gelati”, se tu eri tanto idiota da farti schiavizzare non puoi prendertela con una generazione più sveglia e che conosce i suoi diritti. Sono proprio i più giovani che pagano lo scotto delle vostre mancate battaglie e cercano di portarle avanti adesso quando oramai è troppo tardi. Questo è solo uno dei tanti esempi che si possano fare sul pensiero delle generazioni più attempate su quelle più giovani che si possono facilmente demolire con un poco di cervello.
“Autodistruttivo” in questa canzone è il destino che spesso vediamo come ostico ma anche “l’amore che ci spezza il cuore a metà” nel corso degli anni. Più semplicemente “autodistruttivi” siamo noi quando ricadiamo nei nostri comportamenti che sappiamo deleteri. A volte siamo portati a chiuderci in noi stessi perchè ci sentiamo incompresi, sappiamo che se parliamo ci dicono che sbagliamo e non portiamo avanti i nostri ideali e le nostre battaglie perchè ci sentiamo ostaggi di un modo che ci rema contro. Forse è veramente così, questo periodo storico non strizza l’occhio ai giovani. Non abbiate paura di parlare, apritevi e portate avanti le vostre idee. Vi imbatterete in orecchie sorde ma il mondo è pieno anche di buoni ascoltatori. Provateci, non distruggete voi stessi facendo implodere dentro di voi parole, sogni, battaglie e amori. Non siete soli, apritevi. Non autodistruggetevi ma distruggete i muri che vi pongono dinanzi.